Alcune cose su di lui

Circolo del Cinema
Massimo Bacigalupo al Circolo del Cinema (2011)

Ultimo dei Cineincontri di primavera 2011 deal Circolo del Cinema (e vi ringrazio della vostra partecipazione). Affrontiamo oggi un altro argomento di grande interesse: il trasferimento della narrazione dalla pagina allo schermo.

Un trasferimento del genere è presente in ogni forma di espressione artistica, ma è particolarmente interessante da esaminare nel Cinema, che ha un grande bisogno di storie, sia per fare spettacolo, intrattenimento, sia per trarne, in senso diciamo più elevato, le occasioni di attingere ai massimi temi esistenziali: l’arte che si fa verità, il sublime dei romantici innestato con abile montaggio sulla catarsi dei classici. E i libri sono indubbiamente una miniera di idee già pronte all’uso.

Ma lascio le parole grosse a chi è più competente di me a trattarne. Dirò solo che trasferire una storia dal mezzo espressivo letterario a quello cinematografico pare a me che sia sostanzialmente un problema di traduzione. Chi meglio di un traduttore, come è appunto (anzi, come è anche) il prof. Massimo Bacigalupo, poteva affrontare questo argomento?

Chi è il prof. Bacigalupo. Una breve sintesi biografica l’avete trovata sul programma dei Cinencontri, ma non basta a dire tutto quello che ha fatto e fa il professore. Io mi limiterò ad aggiungere qualcosa, perché non vorrei rubare troppo spazio a quello che ci aspettiamo di sentire da lui.

Il prof. Bacigalupo, mio caro amico (mi onora della sua amicizia, come si diceva una volta) confessa di sentirsi spesso una specie di Dottor Jeckill e Mister Hide. Ve lo ricordate, il romanzo di Stevenson sullo sdoppiamento della personalità, portato parecchie volte sullo schermo? Altro tema preso da un libro, e siamo già in argomento.

Bene, Bacigalupo – come dr. Jeckill – è professore di letteratura anglo-americana nonché Direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione Linguistica e Culturale all’Università di Genova. Sempre come Jeckill, Bacigalupo è un traduttore e curatore di libri, soprattutto di poesia, compito specialmente impegnativo, che richiede un particolare coinvolgimento, una consonanza appunto poetica, oltre che la conoscenza perfetta della lingua. Tra i poeti che Bacigalupo ha tradotto troviamo Shakespeare, Wordsworth, la Dichinson (Oscar Mondadori), ma anche i moderni come Wallace Stevens, Eliot, Ferlinghetti, Gregory Corso, Seamus Heaney e soprattutto Pound.

Ezra Pound ha incrociato la vita di Bacigalupo fin da ragazzo: difatti il padre di Massimo era il medico e amico della famiglia Pound a Rapallo per più di un ventennio, e può darsi che anche questo straordinario incontro abbia contribuito alle scelte culturali e professionali di Bacigalupo. Il quale è difatti uno dei maggiori specialisti mondiali di Pound. Il suo saggio L’ultimo Pound ha vinto nel 1982 il Premio Viareggio Opera Prima.

Consentitemi di aggiungere che a me piace in particolare la versione, anch’essa premiata, che Massimo ha fatto del Preludio di quel grandissimo poeta del settecento e del primo ottocento inglese che è William Wordsworth (ingiustamente poco conosciuto finora in Italia). Vi consiglio di leggerlo: l’ultima edizione è uscita quest’anno, anch’essa negli Oscar Mondadori. E’ un poeta d’una modernità stupefacente, tradotto in modo davvero adeguato: leggete come per esempio ci racconta gli entusiasmi, i turbamenti, le delusioni della rivoluzione francese di cui fu testimone diretto.

E poi c’è il Bacigalupo mr. Hide, regista cinematografico. I suoi titoli non figurano nei dizionari del Mereghetti o del Morandini, eppure sono nella storia del Cinema. Meglio, di quel cinema che si definisce Underground o Sperimentale. Lui è anzi uno dei nomi più importanti di questo Cinema. In gioventù, negli Stati Uniti dove studiava e poi a Roma, il nostro professore realizzò alcuni dei più significativi film underground italiani. Quasi una tangente vinse nel 1966 il primo premio al festival di Montecatini. Ho scoperto recentemente, che Bacigalupo è addirittura considerato un regista cult, con i suoi fan: al Film Festival di Torino di due mesi fa gli hanno dedicato una retrospettiva delle opere e una mostra al Museo d’arte moderna torinese. Chi frequenta la biblioteca del Circolo del Cinema potrà consultare il suo saggio Il film sperimentale, uscito nel 1975 nelle edizioni di Bianco e Nero.

E qui mi fermo e lascio la parola al Prof. Bacigalupo. Che prego, innanzitutto, di spiegarci come ha scelto, tra la moltitudine di libri e di film che ne sono stati tratti, gli 8 di cui ci dirà, dal leggendario Greed di Stroheim del 1924 a Brockeback Mountain del 2005. E poi: quando sono meglio i romanzi e quando i film che ne hanno ricavato, o viceversa? (domanda da un milione di Euro).

Carlo Vita