L’io succhiante
È il fantastico tempo-non tempo dell’autoerotismo orale (ohibò), dell’io succhiante, del narcisismo a pancia piena, del cibo buono e caldo poppato a volontà da una fontanella rosea; occhi e manine che nel piccolo (ma già abbastanza sveglio) cervello, si coordinano nella profondità di visione spaziale e nelle capacità sensorie-motorie. E imparano a percepire poco a poco: il capezzolo (ohibò-ohibò), la mammella (ohibò-ohibò-ohibò), l’insieme-maaammmmaaaaha! ‒ oggetto d’amore totale.
Un universo di piacere, di sensazioni confortevoli e iperprotettive, quando tutto è una sola ‘anima’.
P crede di non ricordare nulla di quel tutt’uno. Che, nella nostalgia struggente del non-ricordo per le tante cose avvolte nel mistero del non sapere, P sente incomparabile a ciò che è venuto dopo.
Dice in proposito, ancora una volta ovviamente, il poeta (chi?):
Dove ci sono bimbi c’è un’età dell’oro.
Nessuna foto registra il primo ‒ ☺ ‒ appena accennato di P, che deve colmare di estatica commozione il cuore di chi lo coglie (sicuramente la mamma), atteso segno di comunicazione-interazione-riconoscimento-unione-amorosa. Manca in verità più di mezzo secolo alle prime non-verbali faccine ‒ insomma agli emoticons o smiles originali nell’inglese da noi campa cavallo ‒ ma una piccola immagine ‘pareidolica’ ci vuole per dire più efficacemente l’emozione del momento.
Tutto ciò in futuro continua a tornargli nel sonno ‒ in qualche libero sogno ‒, ma travestito, truccato accuratamente da qualcos’altro (e P non se ne accorge nemmeno o per lo meno non riesce a tradurne e trasferirne alla consapevolezza i segnali). I quali segnali restano accoccolati in posizione fetale in qualche interstizio del cosiddetto inconscio, forse affacciandosi (facendo toscanamente capolino), al preconscio (se e quando c’è). Segnali che senz’altro a un certo punto si sono scontrati e continuano a scontrarsi e a confligere nel ricordo con certe esperienze e scelte successive di P (buone, così-così o pessime, come certe frasi dette alla mamma e certi giudizi su di lei talvolta impietosi).
Con quale grado di stupida consapevolezza ciò sia avvenuto, P finge quasi di non saperlo, ma se la memoria ne ha conservato traccia è inutile star qui a far scene: P sa bene tutto, e ora che è vecchio le scelte sbagliate gli bruciano irrimediabilmente.