Storie

Storie Brevi – Dopo tanto tempo
Sincerità

Domani pomeriggio vado a L* con Mauro, dice Linda. Un suo amico ci presta la casa.

Emilio sente la mano dell’angoscia stringerlo dentro. Cerca di nascondere che gli manca il respiro. Non si aspettava che potesse veramente, e così presto, succedere. Non è passata una settimana da quando Linda gli ha detto: mi sto innamorando di Mauro, credo.

E adesso, cosa succede?

Torno per cena. Breve incontro.

Linda non rinuncia, anche stavolta, alla loro abitudine di sdrammatizzare con una battuta. Emilio non può non ricambiare, ma con una smorfia.

Ma Linda non ha finito. Tu, cerca di essere a casa per le sette, almeno domani sera, prima che la Maria se ne vada. Sta un po’ coi bambini. Una volta tanto non pensare al lavoro. Ripassagli la lezione. E adesso mangiamo. Non fare scene. Ne parliamo dopo.

Inutile che ti sorprendi, pensa Emilio mandando giù la minestra, mentre i bambini non fanno caso al silenzio a tavola. Quante volte ti ha detto: guarda che di questo passo finiamo per perderci. Maledetta la sincerità.

Il lavoro, il lavoro. Però il lavoro serve a darci da mangiare a questa tavola, a pagare l’affitto per questa casa rispettabile e per la donna di servizio, a vestire noi due e i bambini, a portarli in vacanza con la nostra automobile. Che io poi mi appassioni al lavoro, anche quando mi diverte meno, è perché sono fatto così. Diverso non riesco ad essere.

Sono cose che più tardi, in camera da letto, quando i bambini già dormono, Emilio ripete a Linda, parlando piano, senza agitarsi, camminando avanti e indietro tra l’armadio e il comò.

Se ti piace tanto il lavoro, perché non me ne parli mai? dice Linda già a letto, appoggiata al cuscino dritto contro la testata. Perché mi tieni fuori? Non so niente di cosa fai, perché lo fai, di che problemi hai in quella metà della vita – e anche più – che passi lontano da me. Da noi. Io sono qui coi bambini, parlo con la Maria, passo il tempo aspettando che torni a casa e tu anche qui continui a pensare al lavoro, non hai altro in testa, nemmeno coi bambini parli mai, non sai niente di loro e neanche di me. Neanche ci vedi.

Non è vero che non vi vedo. Di problemi ne ho, e come, ma se non te ne parlo è per non darti altre preoccupazioni. E poi è troppo complicato.

Lo so che pensi che io non capisco.

Non volevo dire questo, è troppo complicato anche per me.

Allora dovevi parlamene, forse ti potevo aiutare. Ti ricordi quella volta, quando ti ho visto così giù e ti ho detto: se vuoi cambiare lavoro, fare quello che veramente ti piace, dillo e forza. Andiamocene da questa città, sono pronta a rischiare con te.

La voce le si sta rompendo. Accende una sigaretta. Fuma nervosa.

Serviva solo un po’ di sincerità e di coraggio. Lo sai che ci vuole poco per comprarmi. Ma adesso penso che sia troppo tardi. Basta.

Ecco. La parola temuta è stata pronunciata. Un brivido di paura percorre Emilio. Ancora una volta si sente soffocare. Guarda davanti a sé. Prende fiato. Sospira. Gli sembra che tutto sia davvero molto complicato. Si chiede cosa farà, adesso.

Comincia faticosamente a spogliarsi, a mettersi il pigiama. Va in bagno, si lava i denti, cerca di non guardarsi nello specchio.

Si sdraia nel letto tenendosi lontano da lei, stando sul bordo del materasso, voltando le spalle. Sospira ancora.

Spegne la luce. Sta nel buio a occhi chiusi senza pensare a niente, con dentro un vuoto sordo di gelosia, dolore, umiliazione, incapacità di uscirne, panico. Si sente quasi la febbre. Ma presto si addormenta.

Anche Linda, più tardi, si addormenta in un sonno tormentato, dopo aver riflettuto ancora una volta sulla scelta che sta facendo. Sull’amore che le sta riempiendo la vita altrove. Sull’emozione che l’aspetta domani. Il tremore della passione, dopo tanto tempo.