Storie

Storie Brevi – Sono le contraddizioni
Letto matrimoniale

Emilio torna da un breve viaggio al tramonto di una domenica elettorale, mentre il sole si scioglie nel mare.

Vede che qualcuna delle sue finestre ha le persiane aperte e che sullo spiazzo davanti al cancello è posteggiata un’altra automobile. La riconosce: in casa c’è il figlio, il più giovane dei suoi figli, con la sua ragazza. Succede spesso quando lui è in viaggio. Arrivano dalla loro città preceduti da una telefonata alla segreteria, per accertarsi che il suo letto sia disponibile, e dormono tranquillamente tutto il pomeriggio dopo aver fatto l’amore.

Emilio è vedovo e non gli dispiace cedere il lettone matrimoniale a quei moderni “fidanzati”, e ritirarsi a passare la notte in una stanzetta, su un letto un po’ meno comodo ma abbastanza largo, destinato a ospiti di rapido passaggio.

Attraversando il giardino chiama ad alta voce per avvertire della sua presenza. Entra in casa di traverso con la sacca a spalla facendo più rumore del necessario e annunciandosi, per secondo avvertimento, con un: Sono io. Poi si affaccia alla porta socchiusa della camera da letto chiedendo piano: Siete svegli?

Nella semioscurità vede smuoversi le coperte e sente la voce del figlio farfugliare un assonnato: Ciao. Anche dall’altra parte del letto le coperte si muovono, ma la ragazza non dice niente. Emilio, che la conosce gentile, un poco si stupisce.

Chiudo la porta, così non vi disturbo, bisbiglia. Va in salotto e accende bassa la televisione. Intanto sfoglia il giornale, cercando il nome del candidato al quale vuol dare il suo voto. Guarda l’orologio: mancano meno di tre ore alla chiusura del seggio. Meglio affrettarsi prima di cena e cavarsi il pensiero. Per questo è tornato prima del previsto dalla lontana città d’entroterra, dove da anni passa i fine settimana con la donna che ama e che vorrebbe nuova compagna di ogni giorno, se fosse libera da vincoli e figliolanze. Emilio è certo che lei lo riama, benché abbia idee diverse dalle sue, e spesso opposte, su molte cose.

Deve farsi ogni volta lunghe ore di treno per raggiungerla e per ritornare a casa, ma il viaggio non gli pesa, nonostante l’età non più gagliarda. Anche perché sente che quella è l’ultima donna della sua vita.

Abita solo in una piccola casa da contadini su un’altura isolata, in un bellissimo luogo marino. Dalle finestre vede un intero golfo lucente stendersi fino all’orizzonte. Il panorama è delimitato a sinistra da una quinta boscosa protesa sul mare. A destra si avvicendano aspre scogliere orlate di spuma e paesi sparsi su ripidi pendii di oliveti e di pini, fino a un lontano biancheggiare di rovine, che sembra nella distanza un’enorme discarica di macerie ed è invece un grande porto come franato nell’acqua con tutte le sue case. Dopo il tramonto si accende sulla costa oscura una festa silenziosa di luci, tra cui lampeggiano nel buio del golfo i fari di segnalazione e le lampare dei pescatori notturni.

La solitudine, il silenzio, il clima del luogo, tanto bello da sconfinare nella banalità delle cartoline, sono le trappole che trattengono Emilio in quella terra estranea alle sue radici e alle sue tradizioni, per niente marinare. E gli impediscono di trasferirsi nell’antica città terragna salda di mura, tra campagne e tenere colline, accanto alla donna che gli ha fatto ritrovare l’amore. Un trasferirsi che sarebbe più esattamente un ritornare, perché quella è anche la sua città, dove è nato e dove è trascorsa tutta la sua giovinezza.

Dopo un po’ esce e raggiunge il seggio. Vota e torna a casa. Trova in cucina il figlio ancora assonnato, e una ragazza. Che non è la “fidanzata”, ma una che non conosce.

Papà, questa è Monica, dice il figlio.

Buonasera, gli sorride la ragazza senza il minimo imbarazzo, e lui risponde: Ciao, cercando di essere altrettanto disinvolto e moderno.

Poi preparano tutti assieme la cena. La ragazza sa cucinare, Emilio lascia che faccia. Intanto la guarda. E’ carina e sembra più giovane del figlio. Ha una faccetta pulita e una piccola bocca decisa. Con la quale decisamente parla, come una che ha imparato dalla vita ad esprimersi senza incertezze.

Fin che le pentole cuociono, Emilio va a telefonare alla sua donna lontana, per assicurarla che è arrivato. Le dice anche del figlio ospite e della sorpresa di averlo trovato nel letto matrimoniale con una ragazza nuova, mai vista prima.

Non è la cosiddetta fidanzata?, si stupisce la donna.

Dovrebbe, invece è un’altra, risponde Emilio, con un tono che finisce per significare, al di là delle sue intenzioni: la cosa mi sorprende, però mi diverte. E già mentre parla si pente del tono, aggravato da una mezza risatina di complicità maschile.

E tu ci ridi sopra, anche, ribatte la donna cominciando ad arrabbiarsi.

Cosa ci posso fare?, cerca di scusarsi Emilio, non sono mica il suo guardiano. E di nuovo si pente: sta usando parole insincere, che gli ricordano colpevolezze bibliche.

La regola vorrebbe che egli fosse molto seccato dell’indelicatezza del figlio di infilarsi nel letto paterno con una tizia mai vista. E un po’ seccato lo è, effettivamente. Ma è indeciso tra la permissività che può far piacere al figlio – e certamente a quella Monica – e la morale convenzionale, che piace alla sua donna e che, in fondo, continua a piacere anche a lui.

Ma dai, andiamo. Non sei il suo guardiano: sei suo padre e un po’ di rispetto per te dovrebbe averlo, dice la donna portando la voce sulle note basse di uno sdegno crescente. E poi dovresti saperlo che quello lì è il nostro letto. E’ più comodo dell’altro, e va bene. C’è più spazio per le capriole. Per me è appena sopportabile dividerlo con tuo figlio e la sua chiamiamola fidanzata. Invece adesso salta fuori che lo devo spartire un giorno con una e un giorno con un’altra.

Be’, andiamoci piano. Non si è portato una puttana. E’ un’amica, una che lavora con lui, protesta Emilio, inventandosi, o meglio immaginandosi una giustificazione.

Sì, magari sarà anche l’amica del cuore della “fidanzata”. E allora via, tutti d’accordo per una bella ammucchiata. Pausa. Sai cosa ti dico? Che a me questa vostra morale da intellettuali da quattro soldi non mi piace niente, ma proprio niente. Altra pausa. Vorrà dire che io nel tuo letto non ci vengo più. E sbatte giù il telefono.

Papà, in tavola! grida allegramente il figlio dalla cucina.

Emilio posa il microfono e sospira di scontentezza. Adesso chissà quanto ci vorrà per pacificare l’amica. Che non ha tutti i torti. Anzi, ha ragione. E si sente rimordere di non aver saputo tacere, di non aver raccontato una balla, di non aver detto che il figlio è venuto con la sua ragazza. Bastava omettere ogni spiegazione, e tutto sarebbe stato normale. Ma non è capace di mentire con la propria donna sui sentimenti e la sostanza delle cose.

Torna in cucina. La pasta fuma nei piatti.

Sentirai che sugo ha fatto la Monica, dice il figlio guardandolo con una di quelle sue espressioni di furba innocenza e di complicità, che ci vorrebbe poco a trasformare, con uno schiaffo, in stupore.