Storie

Storie brevi – Cosa so?
Sàlvati! Sàlvati!

Il ritorno da scuola è piacevole scendendo lungo il viale di ippocastani. Molto più bello dell’andata, la mattina presto, arrancando in salita con la cartella gonfia di libri, quaderni e compiti fatti. A mezzogiorno anche la cartella sembra più leggera. E ancora più piacevole è arrivare in fondo al viale, dove si sente il profumo del pane e dei biscotti oswego che si spande dal negozio del fornaio, l’ultimo all’angolo. Un profumo-sapore d’appetito che avvolge e accompagna per un tratto Emilio, fino a disperdersi nel piazzale informe di case in costruzione, oltre il quale c’è anche la sua, di casa, con la tavola apparecchiata dalla mamma.

Ma oggi nel viale, davanti al fornaio, c’è una novità: il nonno, che appare dietro il tronco di un ippocastano. Sta lì, rivolto verso la strada, mentre sta sopraggiungendo un’auto.

Ciao nonno!, saluta Emilio, lieto e sorpreso dell’apparizione inaspettata. Sa che quell’ora il nonno è di solito sempre a casa, già seduto al suo posto a tavola, e sta leggendo il giornale aperto sulla tovaglia, in attesa che arrivino – nei giorni di lavoro – il figlio dall’ufficio e il nipote da scuola, mentre la mamma in cucina prepara il pranzo.

Ciao, risponde il nonno voltando la testa verso di lui. Il tono del saluto è inconsueto, non ricambia la sorpresa. Quando sarà cresciuto, Emilio saprà che quello è il tono dell’imbarazzo.

Sàlvati! sàlvati! esclama intanto una voce di donna. Dall’altro marciapiede una vecchia sta parlando al nonno, proprio a lui, lo sta proprio guardando, facendogli un cenno. Lo scolaro non vede da cosa il nonno si debba salvare, poi capisce che la vecchia lo sta esortando scherzosamente a far attenzione all’auto che arriva e poi a raggiungerla sul suo lato. E il nonno lo fa, ora che la strada è libera, dopo un nuovo sguardo al nipote.

Emilio non ha mai camminato sull’altro marciapiede del viale. Non solo per evitare attraversamenti pericolosi, come la mamma gli ha raccomandato col dito indice ben alto, ma anche e soprattutto perché quello è un lato che porta lontano da casa, vi si aprono strade sconosciute, mai percorse, un altro mondo.

La vecchia ha la faccia molto dipinta, ha in testa un basco rosso in bilico sui capelli biondastri e porta una giacchettina troppo attillata sulla pancia sporgente. Dalla camicetta prorompe un petto esagerato. Vi traballano sopra i grani grossi di una collana. Anche la sottana è troppo corta sulle ginocchia legnose.

Il nonno è vestito come sempre in quella stagione: soprabito e grisaglia. Si leva il cappello e stringe la mano alla vecchia, le parla di qualcosa confidenzialmente e sorride. Emilio non l’ha mai visto sorridere così.

Il nonno è vedovo da tantissimi anni. Nella sua camera c’è sul comò la fotografia della nonna da giovane – mai conosciuta–, con un cappellino che la mamma dice “grazioso”, di paglia scura, sormontato da due piume e un fiore.

Emilio vede la vecchia prendere con confidenza il nonno sottobraccio e invitarlo ad accompagnarla su nel viale. Lui tiene le mani congiunte dietro la schiena e pare incerto se andare in giù o in su, ma lei addita una strada che si apre poco più in là e alza la mano come a dire: ci arriviamo in un minuto. Così si incamminano chiacchierando.

Emilio si riavvia invece in giù. Attraversa il piazzale, dove i muratori hanno acceso un fuoco per scaldare i loro pentolini colmi di minestrone, e sente un campanello di bicicletta tintinnare. E’ il papà che arriva dall’ufficio e frena accanto a lui. Proseguono insieme a piedi verso casa, la cartella del figlio appesa al manubrio, parlando di com’è andata a scuola.

Stanno finendo di mangiare la pasta al sugo quando arriva il nonno. Scopre il piatto tenuto in caldo e si scusa del ritardo. Ha incontrato una vecchia amica che non vedeva da un bel po’, e ha dovuto ascoltare i suoi guai.

Emilio, ti ho portato il giornalino, dice il nonno.

Lo leggerai quando avremo finito e la tavola sarà sgombra, ordina la mamma.