Storie

Storie Brevi – Sono le contraddizioni
Giganti buoni

Guarda guarda il caterpillar! Amore, guarda com’è bravo il caterpillar, guarda come prende bene quelle pietrone e le mette a posto. Vedi com’è forte il caterpillar?, dice la mamma al bambino.

Cae…pia…otte!, balbetta il bambino sporgendosi dalla carrozzina e allungando il dito.

Sono venuti sul lungomare per farsi una bella passeggiata al sole primaverile, e stanno invece lì fermi a guardare.

Non sono i soli. Pensionati, qualche coppia di turisti di mezza età e un paio di ragazzetti sostano appoggiati alla ringhiera. Fascinati dallo spettacolo di forza e di precisione di quella gran macchina indaffarata a sistemare tonnellate di massi pietrosi su uno dei tanti sporgenti protesi sull’acqua.

Gli sporgenti servono – così si dice – a difendere litorali e sabbie dall’erosione delle correnti. E funzionano anche, nella buona stagione, da luogo privilegiato, in verità un po’ scomodo, per chi si vuol farsi spartanamente un’abbronzatura ben ventilata, lontano dalla folla pagante degli stabilimenti balneari e da quella ammucchiata alla meno peggio sulle spiagge libere, nell’afa estiva.

Occorre ogni tanto, in primavera, risistemare e rinforzare gli sporgenti, perché ci sono sempre in inverno massi che si smuovono e qualcuno che cede e affonda tra i flutti, quando infuriano le mareggiate.

I caterpillar sono indispensabili a provvedervi, con la loro incredibile potenza di giganti buoni, e ci si chiede come si facesse, prima del loro avvento, a compiere quel lavoro da titani. Con una delicatezza accurata, che stupisce chi ignora che la vera forza sa sempre padroneggiare al millimetro i propri impulsi.

Il caterpillar lavora instancabile: preleva con la sua poderosa pala uno dei massi ammucchiati alla radice dello sporgente e, rotolando sui cingoli, se lo porta tranquillo fin sulla punta estrema, a picco sul mare, dove lo appoggia nel punto giusto. Si assicura che sia stabilmente incastrato tra i blocchi sottostanti e torna subito indietro a prenderne un altro. Per ore e ore, senza sosta.

Uno spettacolo, un gioco di abilità per chi, stando appoggiato alla ringhiera, osserva e ammira lo strano animale meccanico che solleva e manipola con tanta facilità ed esattezza quegli enormi pesi.

A un tratto spunta un cagnolino che, liberato dal guinzaglio, stava zampettando sulla spiaggia sottostante. Corre sotto il gigante, gli abbaia, gli ringhia addirittura contro, inconsapevole della propria impotenza. La macchina si arresta, sta un momento a pensarci su, poi gira lentamente la pala verso il pigmeo, che ora avverte il pericolo e si accuccia, continuando eccitato ad abbaiare. Il mostro avanza piano, allunga il braccio e induce l’intruso ad arretrare. Si capisce che non vuol fargli male, ma solo allontanarlo, per evitargli guai.

Compare una ragazzina affannata, grida il nome del cane, riesce ad afferrarlo, a condurlo lontano dal rischio, e chiede scusa al caterpillar, che può riprendere il suo lavoro.

Hai visto che bravo il caterpillar? Non ha fatto la bua al cagnolino. Amore, di’ bravo al caterpillar, esorta la mamma.

Ao…cae…pia, farfuglia con convinzione il bambino.

Si sente un gran rumore alle spalle, e gli spettatori si voltano. Sta arrivando un altro gigante, un mastodonte dalle massicce sponde d’acciaio, colmo di un nuovo carico di massi appena strappati alle montagne, che si scorgono laggiù nell’entroterra, sullo sfondo del paesaggio.

Guarda guarda, tesoro, cosa sta arrivando!, dice la mamma girando la carrozzina. Guarda! Ancora più grosso!

Il piccolo guarda, valuta in silenzio la grossezza che si avvicina e che un po’ lo spaventa, poi grida ù…osso! e allarga le braccia mentre sporge in tondo le labbra a mimare una ‘o’ d’enormità.

L’autocarro smisurato avanza lento ma sicuro, si dispone col posteriore alla base dello sporgente, sospinge in alto il cassone con sforzo che si suppone immane, finché il carico si smuove e rovina a terra con orrendo frastuono. Chi osserva non può far a meno di ritrarsi d’un passo, nonostante sia a distanza di sicurezza.

Il gran camione ora vuoto manovra per allontanarsi ma il suolo arenoso cede sotto uno degli spropositati pneumatici e blocca ogni movimento. Che fare? Niente paura, arriva subito il caterpillar. Infila la pala sotto il fondo del veicolo, lo solleva come fosse un fuscello e lo sospinge sul terreno sicuro.

Si apre uno sportello del camion, scende un ometto. E un altro esce dal caterpillar. Nani al confronto. Accendono una sigaretta, chiacchierano.

Fine dello spettacolo. Il pubblico alla ringhiera riprende la passeggiata.

Mamma… gu-melle! Il bambino ora addita impaziente con la manina un punto più in là sul lungomare, una baracca di legno dipinta d’azzurro.

Sì, amore, adesso andiamo alla macchinetta che pesca con la gru le caramelle. Altra scena, stavolta a pagamento, dice la mamma.