Storie

Storie Brevi – Gesti
Un lavoro serio

Ferma, ferma qui, questo è il posto giusto!, dice Puppo, che siede accanto al guidatore, e Valdo ferma la macchina sulla strada che costeggia la spiaggia deserta.

Puppo e Valdo scendono e s’inoltrano un po’ tra i cespugli selvatici. Osservano le dune che arrivano fino all’asfalto, nascondendo tratti di mare intensamente verde-blu. Valutano la consistenza della larga fascia sabbiosa.

Qui ce n’è fin che vogliamo.

Puppo parla serio, da vero intenditore, e appoggia soddisfatto le braccia sui fianchi.

Eeeh!, concorda Valdo, e fa un cenno d’assenso con uguale serietà. Ma sta attento a non incontrare lo sguardo di Puppo per non mettersi a ridere.

Tornano all’auto, dove due ragazze sedute dietro stanno affacciate al finestrino, in attesa.

Puppo dice che qui ce n’è fin che vogliamo, riferisce Valdo, sforzandosi di rimanere serio, non è vero, Puppo?.

Eeeh!, conferma Puppo, la faccia rivolta verso la spiaggia.

Le ragazze invece non riescono a trattenersi e ridono divertite e complici, con le loro belle bocche giovani, mostrando le gole rosse e socchiudendo gli occhi spiritosi e intelligenti.

Valdo e Puppo le guardano come se non capissero il motivo di tanta ilarità, e questo le fa ridere ancora di più.

Dai, dai, esorta Valdo sbrigativo, mettetevi il costume in macchina. Noi ci spogliamo dopo, in spiaggia. Poi va ad aprire il bagagliaio e tira fuori un cartoccio di grossi chiodi molto lunghi e due pale, due pale da sterratore col ferro ancora lucido, appena uscite dal negozio. Passa una pala a Puppo, che la prende e la soppesa per valutarne l’efficacia.

A questo punto Valdo sbotta a ridere silenziosamente, piegandosi in due. Con una mano si appoggia alla macchina e con l’altra addita la pala di Puppo. Questi rimane serio guardandolo fisso e Valdo fa come prima le ragazze, ride di più.

Siccome Puppo insiste a non ridere (anche se vorrebbe, lo si capisce da una piega della bocca, ma è bravo a resistere), Valdo a fatica si ricompone. E dice dritto, con un gesto deciso della mano e la voce bene impostata:

Dio bello, hai ragione, stavolta facciamo un lavoro serio, come si deve.

Ora i quattro sono in costume sulla spiaggia tutta per loro, i corpi snelli ancora bianchi d’inverno, i piedi sulla battigia lambita dalle piccole onde. Si prendono per mano e corrono sul basso fondale verso l’acqua alta. I maschi si tuffano e s’allontanano a grandi bracciate come se volessero attraversare il mare ma si fermano presto e si voltano sbuffando verso le ragazze, che nuotano tranquille preoccupandosi di non bagnarsi i capelli. Valdo e Puppo si guardano, le raggiungono e cominciano a schiaffeggiare l’acqua. Le ragazze spruzzate strillano e s’arrabbiano, occorre consolarle abbracciandole e subito tradirle trascinandole giù nel verde-blu che ribolle, per poi consolarle ancora quando riemergono sempre più arrabbiate ma pronte, dopo qualche protesta, a perdonare.

Alla fine tutti s’abbandonano stanchi galleggiando sulla schiena. Sono felici del viaggio intrapreso nel Sud, amici e compagni di studio nella loro prima vacanza assieme, una coppia di sposati e l’altra di fidanzati che presto si sposeranno.

Hanno visitato città barocche che si sgretolano al sole, con rare auto (siamo negli anni Cinquanta del Ventesimo secolo, non è ancora scoppiato il boom), e molte carrozzelle trainate da vecchi cavalli, che avanzano silenziose nelle vie principali su uno spesso strato di stallatico. Hanno preso possesso delle loro stanze semplici ma sorprendentemente pulite e accoglienti negli alberghi Jolly. Al tramonto, lavati e in leggeri abiti eleganti, i maschi in blu con cravatta, le ragazze ben truccate, con una piccola borsetta in mano, vorrebbero passeggiare un po’ nel centro prima di cenare nell’unico ristorante suggerito dalla guida, ma l’odore pungente delle strade e la povertà delle vetrine li spingono alla Standa, unico luogo in cui si respiri un’aria di benessere settentrionale.

Non li attraggono monumenti e musei, se ci sono. Per la verità, nemmeno li cercano. Non ne hanno parlato, ma è sottinteso che il programma del viaggio non li prevede. Gli basta leggere sulla guida (compito assunto da Norina, fidanzata di Valdo), le descrizioni dei luoghi e guardare il paesaggio, le case, le persone in cui s’imbattono. Nomi di paesi e di insegne, storie locali, particolari di edifici, oggetti, situazioni, abiti e atteggiamenti della gente, tutto è occasione di commenti paradossali, meglio se cinici, e di risate. Puppo è lo specialista nella battuta giusta, fulminante, che gli altri si attendono. Impegno facile, perché la disposizione generale è al riso. Ridono moltissimo.

Le due coppie hanno modi diversi di ridere. Valdo e Norina hanno risate sonore e aperte, di pancia. Lucia, moglie di Puppo, ha un riso acuto, comunicativo. Ride con tutto il corpo, specialmente con gli occhi, mentre le risate di Puppo sono brevi e quasi mute, e preparano sempre un’altra battuta, o un gesto, una trovata che suscita nuove risa. Puppo è timido, sa essere spiritoso solo per un pubblico ristretto, al massimo due o tre intimi. Valdo ha invece vocazione allo spettacolo, è pronto a riprendere gli spunti che gli offre Puppo e a dargli corpo, a trasformarli in rappresentazioni, aggiungendovi di suo nuovi motivi di divertimento.

Al ritorno a riva, le ragazze stendono un grande telo arancione su cui, accosciate, si spalmano a vicenda di crema.

Noi andiamo a scavare, dice Puppo avvolgendosi ai fianchi un asciugamano, e le ragazze ridono ancora.

Fatela bella fonda, raccomanda Lucia.

Anzi, aspettate che vi faccio una foto, mettetevi i badili in spalla, ordina Norina.

Puppo e Valdo obbediscono, si volgono e si avviano affiancati.

Bellissimo! Sembrate due braccianti in villeggiatura.

Che stupidi…

Valdo aveva proprio bisogno di questa vacanza, mormora Norina mentre scatta la fotografia, …e con Puppo, degno compare.

Le ragazze li osservano allontanarsi. Sono divertite, affettuose, indulgenti con i loro uomini così simpatici, anche se pieni di difetti, per il momento facili da sopportare. Si girano a prendere il sole.

Puppo e Valdo raggiungono una duna dove la sabbia, sospinta dal vento e dalle burrasche, si è ammucchiata alta. Cominciano, alternandosi, a scavare.

Con veri badili è facile e si fa presto, non è come con le palettine, quando li portavano al mare bambini. Puppo tutte le estati, Valdo due sole volte e per pochi giorni, ospite di una zia.

Allora non riuscivano a combinare niente, al massimo un buchettino in cui stentavano a versare dal secchiello, con gesti inabili e teneri, un po’ d’acqua che subito spariva ai loro sguardi stupefatti e delusi.

E con gli stampini era ancora peggio. Occorreva l’aiuto dei grandi, che sapevano così bene, inginocchiati accanto, modellare la sabbia bagnata al punto giusto, e anche erigere castelli, tracciare fossati e canali, e farvi fluire ad ogni onda l’acqua schiumeggiante.

Ora che sono cresciuti, possono scavare e scavare, dove la sabbia è alta, con una vera pala una vera buca fonda da starci dentro in piedi fin quasi alle spalle, e raggiungere l’acqua che filtra sotto. Che è poi l’acqua del mare (benché la buca sia lontana dalla riva), tant’è vero che a un certo punto sul fondo liquido alfine raggiunto appare un pesciolino, piccolissimo, arrivato lì misteriosamente.

Puppo e Valdo si chinano entrambi nella fossa, ormai grande abbastanza per tutti e due, e cercano di pescare con le mani il pesciolino, che sfugge guizzando. Alfine lo afferrano, lo osservano mentre si contorce sul palmo gocciolante e chiuso a conca.

Valdo si alza per chiamare le ragazze e mostrare la preda, ma vede sul bordo della buca due paia di scarpe nere. E sopra le scarpe le divise di due carabinieri che guardano in giù, con occhi severi.

Buongiorno, dice Valdo col pesciolino nella mano a conca.

Si può sapere cosa state facendo?, interroga una delle guardie, accomodandosi la bandoliera bianca e il fodero della rivoltella. Ha un grado sulla manica, è abbronzato e sudato.

Niente, stiamo scavando una buca.

Questo lo vedo, ma perché? Cercate qualcosa?, e il graduato si volta verso il commilitone, che accenna un piccolo sogghigno.

No, non cerchiamo niente. E’ per divertirci.

Con i badili che avete comprato stamattina in paese?

Volevamo scavare una buca vera, bella fonda…, spiega Puppo.

…Non le solite buchette che facevamo da bambini.

Che sia una buca fonda lo vedo. Ma quei chiodi che tenete lì sull’asciugamano?

Valdo e Puppo guardano i chiodi e, mentre cercano le parole per spiegare, protendono assieme dalla fossa le mani per minimizzare, le facce accaldate rivolte in alto. Adesso sono preoccupati.

Era per uno scherzo, dice Valdo mentre arranca per uscire tra rivoli di sabbia, aiutato da Puppo che lo spinge da sotto. Volevamo stendere l’asciugamano sopra… (guarda il buco, è grandissimo, dall’alto sembra proprio una fossa), fissandolo con i chiodi nel terreno e ricoprire tutto. Poi pensavamo di farci passar su le ragazze. Indica le due giovani ignare stese al sole. Uno scherzo…

Sì, uno scherzo, uno scherzo da spiaggia, assicura Puppo, e risale aggrappandosi alla mano di Valdo.

Il carabiniere guarda verso le ragazze. Sono con voi?

Certo, quella a destra è mia moglie.

L’altra è la mia fidanzata.

Favorite i documenti. E’ vostra la macchina sulla strada?

E’ mia, dice Valdo.

Patente e libretto di circolazione. E lei, si rivolge a Puppo, un documento.

Valdo si affretta all’auto, Puppo corre verso le ragazze, cerca nel mucchietto dei vestiti, i calzoni, il portafogli, una tessera. Al tramestio, la moglie alza la testa.

Cosa c’è?

Niente, i carabinieri, vogliono vedere i documenti. Continuate a prendere il sole.

I carabinieri?

Le ragazze si scuotono dal torpore solare e scrutano controluce verso Valdo che sta mostrando le sue carte al superiore in grado, mentre la guardia semplice prende dalle mani di Puppo la tessera. Che è una tessera di giornalista.

L’esame procede minuzioso, in silenzio. Dopo aver controllato attentamente l’identità di Valdo, confrontando la sua faccia con quella della foto sulla patente, il graduato si fa passare la tessera di Puppo.

Valdo e Puppo stanno lì in attesa, in piedi accanto alla buca e al grosso mucchio di sabbia spalata, più nudi di quanto già non siano.

Giornalista di quale giornale?

La domanda ha un accenno di rispetto. Puppo dice il nome d’una testata importante, che arriva anche nel Sud.

E lei?

Avvocato.

Il graduato li squadra, poi guarda la buca, i badili, i chiodi, il mare, il collega, e scuote perplesso i documenti.

Giornalista, avvocato, due professionisti settentrionali, e venite a scavare qui da noi con le pale questa buca nella sabbia…

Valdo e Puppo allargano le braccia, non sanno cosa dire, hanno l’aria di due grandi bambini colti in flagrante.

Le ragazze intanto si sono alzate e vengono verso di loro aggiustandosi le bretelle del costume.

Accidenti che voragine!, esclama Norina.

Volevate trovare il petrolio?, scherza Lucia.

Lo sapevate che stavano preparandovi una trappola?, dice il graduato.

Nel tono della voce resta l’abitudine inquisitoria, ma ora con l’aggiunta d’una sfumatura tra galante e protettiva. Rapidi sguardi hanno valutato i giovani corpi armoniosi, i bei volti ben curati, le piccole gocce di sudore attorno alle bocche un po’ preoccupate.

Che trappola?

Volevano farvi cadere nella buca.

Le ragazze guardano interrogativamente Valdo e Puppo.

E per farla più fonda l’avevano scavata addirittura coi badili comperati stamattina in paese.

Questo lo sappiamo, dice Norina.

Be’, in un paesino come questo, dei turisti in auto che comprano dei badili…

Sì, è vero, può sembrare sospetto, ma era per scherzare, un gioco. E’ ancora Norina che parla giustificando.

Questo lo dicono anche loro, ma poi volevano stenderci sopra l’asciugamano, fissarlo con i chiodi e ricoprirlo di sabbia. Voi ci passavate sopra e cadevate dentro.

Il carabiniere indica l’asciugamano e poi gli altri due corpi del reato, i chiodi e le pale.

Volevate farci cadere nella buca?

In questa voragine!

E seppellirci nella sabbia

Assassini!

L’indignazione delle ragazze sembra vera.

E stasera volevate andare alla Standa senza di noi! grida Lucia.

Ebbene sì, lo confesso! Valdo, attore nato, è il primo a cogliere il cambiamento di scena e cade in ginocchio.

Puppo lo imita tendendo le braccia in cerca di clemenza: E’ stato più forte di noi. Non so se potrete perdonarci…

Poi tutti si ricordano dei carabinieri e li guardano.

Avete finito la sceneggiata? Be’, adesso ricoprite questa buca, prendete la macchina e andatevene. Subito, altrimenti…

Senz’altro, maresciallo.

Brigadiere.

Scusi.

Mentre le guardie restituiscono i documenti, si girano e se ne vanno, i giovanotti afferrano i badili e s’accingono a ributtare con solerzia la sabbia nella buca. Puppo a un tratto prende a spalare freneticamente come nelle comiche, gli altri ridono sonoramente e il lavoro si ferma. I carabinieri, già lontani, si voltano.

I badili li lasciamo qui?, grida Valdo.

Il brigadiere fa un gesto vago e dice qualcosa al collega.

Il sole è già alto, fa molto caldo.

Quando Lucia ha detto che volevamo eliminarvi per andare alla Standa noi due da soli, ho pensato: adesso ci mettono dentro.

Valdo si china a ridere sul volante.

Sta’ attento alla strada, raccomanda Norina tra una risata e l’altra.

Valdo accosta e si ferma per poter meglio condividere l’eccitazione, l’ilarità collettiva per l’avventura coi carabinieri. Ripercorre a botta calda, frase per frase, gesto dopo gesto, l’incontro con i tutori della Legge. Sta già inventando la storia che, al ritorno, racconterà al caffè ad ascoltatori esilarati.

Nell’auto ferma fa la prima prova. Protagonista sarà come sempre Puppo, che Valdo ha ormai trasformato in una maschera comica molto più divertente dell’originale, stavolta con la moglie Lucia come “spalla”.

Puppo abita lontano, in una metropoli, il suo lavoro di giornalista predispone facilmente al mito. Torna raramente a rivedere gli amici nella città natale, e ogni volta li delude. E’ molto meglio la figura che ne ha tratto Valdo nelle sue affabulazioni. Anche perché Puppo tende a rifiutare in pubblico il ruolo di personaggio che deve sempre far ridere. Preferisce recitare la parte della persona seria, quale in realtà non è.

I carabinieri devi farli più meridionali, suggerisce seriamente.

Ripartono allegri, diretti al prossimo Jolly e, al tramonto, a una confortevole Standa.